sabato 2 marzo 2019

La pertosse, un nemico temibile

Sulla pertosse e il relativo vaccino si sente una quantità di informazioni contraddittorie e purtroppo anche alcune bufale che creano molta confusione su un tema che già di suo è estremamente complesso e ancora pieno di enigmi ancora da risolvere. Con questo articolo cerco di mettere un po' di ordine sullo stato attuale delle conoscenze.

E' altamente trasmissibile

La pertosse è una malattia acuta presente in tutto il mondo. E' facilmente trasmissibile: un malato può infettare più del 90% dei conviventi non immuni. Si stima che in assenza della vaccinazione ogni caso generi circa 15-17 nuovi casi.

E' pericolosa 

Nei primi decenni del secolo scorso, quando nei paesi industrializzati il vaiolo era già sotto controllo, grazie alla vaccinazione, la pertosse era tra le malattia che reclamavano più vittime tra i bambini. In molti paesi causava più morti del morbillo, la difterite e la scarlattina presi insieme. Per esempio nel 1940 in Svizzera sono morti 28 bambini per la scarlattina, 81 per il morbillo, 41 per la difterite e 139 per la pertosse! Secondo le stime, senza la vaccinazione, nel mondo nel 2001 ci sarebbero morti più di 1,3 milioni bambini di pertosse. Da sempre la gran maggioranza dei casi di morte riguarda i bambini nel primo anno di vita, e in modo particolare quelli che hanno meno di sei mesi. Il periodo più rischioso in assoluto sono i primi due mesi.


Sintomi classici  

Dopo il primo stadio, chiamato catarrale, comincia la fase parossistica con forti accessi di tosse ripetitiva di cui ciascuno può durare così a lungo che il paziente ha la sensazione di soffocare. Dopo un attacco, per l'estremo bisogno di aria, il malcapitato ispira con la glottide spasmodicamente chiusa, provocando un suono stridulo. Questo si ripete di solito 4-5 volte e l’attacco finisce quando il paziente esausto è finalmente riuscito ad espellere un globo di muco denso e vischioso. A volte l'episodio si conclude con un conato di vomito. La malattia ha un decorso lungo e può durare alcune settimane o mesi in cui i sintomi via via si attenuano fino alla guarigione.

Sintomi non classici (nei neonati) 

I neonati e i lattanti non hanno un attacco classico ma presentano brevi periodi di apnea e a volte la cianosi. In questo periodo della vita la pertosse è particolarmente pericolosa e la maggioranza dei casi di morte per pertosse riguarda i bambini da 0 a 2 mesi (anche perché la prima dose del vaccino viene data all’età di 2 mesi compiuti.)

Sintomi non classici (negli adolescenti e adulti) 

Anche gli adolescenti e adulti di solito non hanno un attacca classico ma una tosse che persiste per più di 20 giorni. Spesso non viene diagnosticata perché nessuno pensa che potrebbe trattarsi di pertosse o perché non vanno dal medico. Qualche volta anche in questa fascia di età è possibile un decorso grave.

Sintomi non classici (nei vaccinati) 

Se una persona vaccinata si dovesse ammalare, il decorso è più lieve e tutti gli stadi della pertosse sono accorciati.

Il patogeno 

Bordetella pertussis & C 

Il responsabile della pertosse è un batterio, la Bordetella pertussis. Esiste anche un altro batterio geneticamente molto simile, la Bordetella parapertussis, che causa gli stessi sintomi ma più lievi. Entrambi sono patogeni ( = capaci di provocare una malattia) solo per l'uomo mentre il loro comune antenato, la Bordetella bronchiseptica è una malattia degli animali che solo occasionalmente fa ammalare le persone.

Come si diffonde

La pertosse viene trasmessa con le goccioline di saliva che un malato diffonde attraverso la tosse, gli starnuti etc.

L'immunità dopo la malattia

Per infettare una persona non immune basta una piccolissima carica batterica. L'immunità dopo la malattia non è duratura e può venire prolungata con reinfezioni asintomatiche che hanno la funzione di un richiamo naturale. Le reinfezioni sintomatiche sono comuni e riguardano tutto l'arco della vita, infatti le persone si possono ammalare a qualsiasi età, anche a 80 - 90 anni. Questo viene riportato anche nei libri medici dell’era pre-vaccinale, ma prima della vaccinazione su larga scala la gran maggioranza dei casi riguardava i bambini in età prescolare.

Localizzazione 

La Bordetella pertussis rimane di solito nelle vie respiratorie (dal naso fino ai più piccoli bronchi) e non entra nel circolo sanguigno.

E' un temibile guerriero 

La Bordetella pertussis è armata fino ai denti grazie a tanti fattori di virulenza, sviluppati per prosperare all'interno del corpo umano e garantirsi la sopravvivenza. Purtroppo (dal nostro
punto di vista, non dal suo) ci riesce benissimo, procedendo in un modo che somiglia a delle vere e proprie strategie militari che avrebbero un loro fascino, se le vittime non fossimo noi.

I fattori di virulenza 

I più importanti fattori di virulenza che questo batterio ha a sua disposizione sono varie tossine: la tossina della pertosse (PT), la citotossina tracheale (TCT), l’adenilato ciclasi (ACT), le lipooligosaccaride (LPS) . Poi ci sono per esempio anche le adesine che servono per colonizzare le nostre vie respiratorie, appiccicandosi sulle cellule epiteliali delle vie respiratorie e danneggiandole. La Bordetella pertussis ha anche sviluppato varie strategie per mettersi a riparo dai meccanismi di difesa del sistema immunitario e a creare le condizioni ideali per essere trasmesso a tante altre persone, provocando starnuti e una tosse violenta.

L'invasione 

L'infezione inizia quando i batteri si attaccano alle cellule ciliate delle mucose delle vie respiratorie che si trovano dal naso fino ai più piccoli bronchi. Nelle persone sane, le ciglia di queste cellule sono in continuo movimento e spazzano via i virus, batteri, polveri, spore fungine etc. intrappolate dal muco. La Bordetella pertussis riesce ad aderire alle ciglia, grazie alla emoagglutinina filamentosa (PHA) che è una proteina della forma di una forcina e gli agglutinogeni delle fimbrie (FIM). Le fimbrie sono appendici simili a capelli su tutta la superficie del batterio. Anche la pertactina (PRN) è coinvolta nell'adesione del batterio.

La preparazione del terreno 

A questo punto la Bordetella pertussis si moltiplica velocemente e comincia a produrre una tossina che provoca la paralisi delle ciglia che quindi smettono di svolgere il loro importante lavoro di pulizia che è la prima linea di difesa delle vie respiratorie. Questo apre la strada ad altri batteri patogeni opportunistici, che sono spesso causa di una delle più gravi complicanze della pertosse: la polmonite. Un'altra molecola prodotta dal batterio ha il compito di far aumentare la produzione del muco.

L'immagine illustra come la tossina prodotta dalla Bordetella pertussis paralizza le ciglia delle cellule ciliate.



I meccanismi per ostacolare le difese immunitarie 

La Bordetella pertussis mette in atto molteplici e complesse strategie per proteggersi dal (e interagire con) il sistema immunitario. Per esempio riesce a nascondersi all'interno dei macrofagi alveolari e ostacolare le naturali funzioni di questa importante cellula immunitaria. Un altro esempio è che il batterio produce una specie di siringa molecolare con cui inietta proteine in una delle nostre cellule allo scopo di impedire al sistema immunitario di svolgere il proprio lavoro. Anche alcune tossine prodotte dalla Bordetella pertussis entrano in questo modo all'interno delle nostre cellule. Questo si chiama il sistema di secrezione tipo III. Generalmente chi si ammala di pertosse non sviluppa una febbre alta e si suppone che anche questa sia uno dei tanti meccanismi attivati dal batterio, visto che a 39° C non può né moltiplicarsi né produrre fattori di virulenza.

L'epidemiologia 

Nell’era pre-vaccinale 

Si pensa che la diffusione della Bordetella pertussis sia stata resa possibile quando le città in cui vivevano i nostri antenati avevano raggiunto un certo numero di abitanti da permettere al batterio di circolare per tutto l'anno, trovando costantemente nuove vittime. Nelle popolazioni più piccole il numero di persone ancora suscettibili si riduceva velocemente e quando il batterio aveva infettato ormai quasi tutti, smetteva di circolare e spariva, lasciando illesi quei pochi che non era riuscito a raggiungere.

Le epidemie di pertosse avvenivano ogni 3 - 5 anni e l'80% dei bambini si ammalava in età prescolare. Le epidemie partivano dagli asili, dalle scuole etc. Appena il numero di bambini nati dopo l'ultimo picco epidemico aveva raggiunto una certa soglia, scoppiava una nuova epidemia. Quando la maggior parte di questi bambini era guarita e quindi immune, la curva epidemica scendeva e per i successivi 3-5 anni il batterio circolava per tutto l’arco dell’anno in forma endemica causando casi sporadici. Poi tutto ricominciava da capo. Questo andamento ciclico spiega perché l’età più colpita era quella prescolare e molto più raramente le altre fasce di età. Durante le frequenti epidemie gli adolescenti e gli adulti venivano a contatto con il batterio circolante e questo fungeva da richiamo naturale. Come già spiegato, anche chi si ammala di pertosse non è immune per sempre, ma solo per circa 10 - 15 anni.

Questo ciclo naturale aveva però un caro prezzo:

- la sofferenza causata dalla malattia - le possibili gravi conseguenze permanenti - la morte di moltissimi bambini (soprattutto nel primo anno di vita)

Quindi, una volta scoperto il batterio responsabile per questa malattia (nel 1906 da Jules Bordet e Octave Gengou) era logico che si cercava di sviluppare un vaccino per evitare questa pericolosa malattia.

Nella seconda parte parlerò delle strategie che l'uomo ha adottato per proteggersi da questo pericoloso batterio.

Bibliografia:
Pertussis vaccines: WHOposition paper – August2015
Weekly Epidemiological Record NO.35, 28 August 2015


Whooping Cough (Deadly Diseases and Epidemics)
Patrick G. Guilfoile PhD, 2010
Chelsea House Publishers
ISBN 9781604132298

Molecular aspects of Bordetella pertussis pathogenesis
Int Microbiol. 1999 Sep;2(3):137-44.
Locht C.

The virulence factors of Bordetella pertussis: a matter of control 
Adam M. Smith et al.
FEMS Microbiology Reviews 25 (2001) 309-333

Pertussis — Not Just for Kids
Erik L. Hewlett et al.
N Engl J Med 2005;352:1215-22

Vaccini e vaccinazioni
Giorgio Bartolozzi
Elsevier, 2012

Handbuch der Internen Medizin 
Infektionskrankheiten
Capitolo sulla pertosse - Prof. Dr. Eduard Glanzman-Bern
Springer Verlag, 1952

venerdì 27 ottobre 2017

L'alluminio nei vaccini e la dose settimanale tollerabile

In riferimento al mio articolo sugli adiuvanti a base di composti di alluminio ho letto vari commenti critici.

Naturalmente ognuno è benvenuto a criticare le cose che scrivo, perché nessuno è perfetto. Per esempio, nel mio articolo sono stati trovati alcuni piccoli errori e li ho corretti perché chi me li ha fatti presente aveva ragione (vedi gli ultimi commenti sotto al post in questione). Se qualcuno trova altre cose che non lo convincono basta che porti la documentazione scientifica che io controllerò e poi faccio la rettifica, ma naturalmente solo se le critiche si basano sulle prove e non su pseudo-studi pieni di bias e errori metodologici se non di peggio.

Una sana critica fa sempre bene. Gli attacchi personali invece no (da entrambe le parti). Fanno pensare che non si abbiano argomenti veri e si debba ripiegare su questi mezzi antipatici e poco utili.

Oggi chiarisco una delle cose che sono state contestate.

lunedì 31 ottobre 2016

E’ vero che la vaccino-sorveglianza viene trascurata dai medici?

No, è vero il contrario. Alla vaccino-sorveglianza vengono dedicate molte risorse.

Le radici della farmacovigilanza affondano nel lontano 1957, anno in cui la talidomide è stata introdotta in Europa. E' stato ampiamente prescritto come un trattamento, che si presumeva innocuo, per la nausea mattutina di cui soffrono molte donne all’inizio della gravidanza. Nel 1961 arrivò la notizia del disastro. In molti paesi migliaia di bambini erano nati con gravissime malformazioni: focomelia e micromelia. La tragedia era stata riconosciuta con molto ritardo, proprio perché mancava una farmacovigilanza. Fu uno shock per i medici e i farmacologi cosi le autorità sanitarie di diversi paesi iniziarono una raccolta di rapporti sugli eventi avversi ai farmaci con vari programmi di monitoraggio. 




Gli Stati chiesero quindi all’OMS di assumere un ruolo attivo nella garanzia della sicurezza dei farmaci. L’OMS inizio’ subito a mettere in piedi un programma pilota per elaborare un’efficace farmacovigilanza che coinvolgesse tutti gli stati membri. Nel 1968 venne fondato il Programma Internazionale di Sorveglianza dei Farmaci” (WHO’s International Drug Monitoring Programme)

martedì 2 agosto 2016

Sarebbe etico fare uno studio con bambini mai vaccinati?

Il 9 novembre 2015 Eugenio Serravalle è stato ascoltato dalla commissione affari sociali, alla camera dei deputati, insieme ad altri oppositori alle vaccinazioni e ad alcuni esperti in ambito vaccinale, quest’ultimi naturalmente a favore dei vaccini.

All’inizio del suo discorso, durato circa 10 minuti, si è lamentato della mancanza di dati sulla sicurezza dell’intero calendario vaccinale. Ha quindi sottolineato la scientificità della sua affermazione citando quanto riportato dall’Institute of Medicine (IOM) in un rapporto del 2013 e facendo intendere che persino questa importante commissione indipendente, che ha il compito di vigilare sulla sicurezza dei vaccini, ha criticato la mancanza di questo tipo di studi.
La prima frase che Serravalle cita dal rapporto del IOM 2013 è la seguente:

“Nessuno studio ha confrontato finora lo stato di salute dei bambini non vaccinati con quello dei bambini completamente vaccinati.”

Le altre due frasi che cita sono strettamente collegate alla frase menzionata, quindi mi concentrerò solo su questa.



Come sapete, sono molto scettica e controllo sempre la fonte originale delle citazioni. E’ molto importante verificare quello che ci viene detto, soprattutto quando proviene da persone non autorevoli.

Così ho scoperto che le frasi citate, viste nel contesto generale, hanno in realtà un significato completamente diverso.

Il titolo del rapporto dello IOM è “The Childhood Immunization Schedule and Safety: Stakeholder Concerns, Scientific Evidence, and Future Studies” (“La sicurezza del programma vaccinale: Preoccupazioni delle parti interessate, dati scientifici e studi futuri”).

Il primo dei compiti assegnati allo IOM era quello di fare una revisione della letteratura scientifica e di individuare le preoccupazioni delle parti interessate riguardo alla sicurezza del programma vaccinale raccomandato per l’infanzia.

Il Comitato ha raccolto con grande cura le preoccupazioni di tutti, incluse quelle dei genitori. Lo scopo era di individuare i fattori che potessero ostacolare l’adesione al programma vaccinale. Una delle preoccupazioni espresse dai genitori e dalle associazioni (sicuramente antivaccinali, ma non lo scrivono) era che non esistono studi che paragonano lo stato di salute dei bambini che ricevono tutte le vaccinazioni con quello dei bambini con zero vaccini. Il Comitato lo conferma. Ma non è che loro - come fa intendere Serravalle tra le righe - si scandalizzano del fatto che non ci sia un tale studio. Si tratta solo della preoccupazione di alcuni genitori. Lo IOM prende atto di questa preoccupazione e cerca di trovare un rimedio per tranquillizzare questi genitori. Esplora quindi i vari aspetti implicati con questa richiesta e arriva a conclusioni che sono l’esatto opposto di quelle tratte da Serravalle durante il suo discorso.

Il report dello IOM è molto lungo, più di 200 pagine. Per chi vuole approfondire il tema, anche per conoscere tutte le misure che vengono messe in atto per garantire la sicurezza dei vaccini, è sicuramente una letteratura interessante.

Qui farò un riassunto dei punti salienti per quanto riguarda la richiesta di effettuare uno studio comparativo di bambini vaccinati verso bambini “zero vaccini”:

Il comitato è preoccupato perché nelle regioni in cui si assiste a un numero crescente di soggetti non o parzialmente vaccinati o non più immuni, il mantenimento dell’immunità di gregge è a rischio.

L’aumento del numero di bambini con poche o nessuna vaccinazione, ha contribuito in tutti gli Stati Uniti al ritorno di malattie prevenibili con i vaccini, come ad esempio morbillo e pertosse. Alcune di queste patologie possono essere fatali e hanno causato malattia e morte in bambini piccoli e persone immunodepresse.

I dati epidemiologici disponibili rilevano ripetutamente i benefici per la salute associati al programma vaccinale (ad esempio in termini di riduzione delle infezioni e delle ospedalizzazioni). Le vaccinazioni vengono infatti raccomandate proprio per proteggere i bambini nel periodo in cui sono più vulnerabili. Rimandare le vaccinazioni li lascia, quindi, senza protezione ed esposti ad agenti patogeni.

Il Comitato prende atto che alcuni genitori sono preoccupati riguardo alla sicurezza dei vaccini ed in particolare perché non ci sono studi che paragonano lo stato di salute dei bambini completamente vaccinati con quella di bambini “zero vaccini”.

Il Comitato è consapevole che le preoccupazioni dei genitori sono l’espressione di un modo di prendersi cura della salute e del benessere dei propri figli.

Riconosce, d’altro canto, che anche i bambini e gli adulti immunizzati di una comunità sono una delle parti interessate e il Comitato tiene conto anche delle loro preoccupazioni riguardo alla diminuzione dell’immunità di gregge.

Spiega quindi che, da una loro ricerca approfondita dei dati scientifici a disposizione, non risulta niente che supporti la preoccupazione per la mancanza di uno studio comparativo tra vaccinati e non. Non c’è alcun segnale epidemiologico serio e coerente che possa far pensare che il calendario vaccinale non sia sicuro e manca, inoltre, la plausibilità biologica a supporto di questa affermazione. D’altra parte, solo degli indizi scientificamente validi potrebbero giustificare uno studio comparativo di bambini vaccinati verso bambini non vaccinati.

In generale, non si riescono ad identificare correttamente quegli elementi che, tramite un percorso di ricerca appropriato, porterebbero ad individuare in modo chiaro eventuali differenze tra la salute dei bambini vaccinati e quella di bambini con zero vaccini.

Il comitato sottolinea, inoltre, che inserire dei bambini, scelti in modo casuale, in un gruppo di studio in cui una parte riceve meno vaccini di quelli raccomandati dal calendario vaccinale o addirittura nessuno non sarebbe etico per diverse ragioni. In primo luogo, i bambini con pochi o nessun vaccino, verrebbero esposti ad un maggiore rischio di sviluppare quelle malattie prevenibili con le vaccinazioni e questo comprometterebbe anche l’immunità di gregge. Inoltre, i genitori che rifiutano le vaccinazioni probabilmente non permetterebbero ai loro figli di essere inseriti nel gruppo che riceve tutte le vaccinazioni. Infine, gli stessi pediatri coinvolti nello studio si troverebbero ad andare contro la propria etica professionale che li inviterebbe a raccomandare agli assistiti di seguire il calendario vaccinale.

Il Comitato sottolinea inoltre che le preoccupazioni delle parti interessate sono sicuramente uno degli elementi che concorrono alla pianificazione di eventuali nuove ricerche. In questo caso, tuttavia, l’attuale sistema di monitoraggio sulla sicurezza non evidenzia quegli ulteriori elementi che giustificherebbero nuovi studi e ricerche, come ad esempio studi randomizzati e controllati (RCT) o studi di coorte prospettici. Mancano infatti le evidenze biologiche ed epidemiologiche a supporto di una decisione che, costando alla comunità fino a decine di milioni di dollari, si risolverebbe, con buona probabilità, in uno spreco di risorse.

Viene quindi spiegato che può senz’altro sembrare che la scelta di non vaccinare sia la più sicura se non si prende in considerazione l’ipotesi di poter sviluppare quelle malattie contro cui ci si vaccina. Inoltre, beneficiando dell’immunità di gregge, chi non si vaccina può dare l’impressione di una salute globale migliore in quanto non avrà quegli episodi comuni di reazioni da vaccino come, ad esempio, la febbre.

Anche i bambini di genitori che rifiutano le vaccinazioni non possono essere inseriti in uno studio di comparazione in quanto, per i motivi sopra esposti, mancherebbero del requisito etico di base, ovvero della sicurezza di tutti i soggetti coinvolti nello studio.Ogni bambino non vaccinato è potenzialmente esposto al rischio di contrarre delle malattie pericolose e al conseguente rischio di contagiare anche altri.

Infine, per poter individuare anche gli eventi rari, sia in termine di patologie che di effetti biologici rilevanti, si dovrebbero coinvolgere nello studio migliaia di bambini, riducendo, contestualmente, l’immunità di gregge per la popolazione. Di conseguenza si avrebbe un effetto indotto, ma non voluto, che rischierebbe di inficiare i risultati della ricerca.

Raccomandazione finale sulla questione:

Recommendation 6-2: The Department of Health and Human Services
should refrain from initiating randomized controlled trials of the childhood immunization schedule that compare safety outcomes in fullyvaccinated children with those in unvaccinated children or those vaccinated by use of an alternative schedule.

Traduzione:

Il Dipartimento di Salute e dei Servizi Umani dovrebbe astenersi dall’avviare studi randomizzati controllati del programma vaccinale che paragonano lo stato di salute di bambini totalmente vaccinati con quello di bambini non vaccinati o vaccinati secondo un programma (vaccinale) alternativo.

Ecco, questa è la reale posizione dello IOM sulla questione.

Ho una proposta da fare ai gruppi antivaccinali: visto che al momento non è eticamente possibile fare uno studio che paragona bambini vaccinati con bambini non vaccinati, perché non provano ad approfondire la montagna di studi già esistenti e ad accettare almeno le prove di efficacia e sicurezza delle vaccinazioni già ampiamente dimostrate? Altrimenti avrebbe anche poco senso produrre ulteriori studi, se già quelli esistenti non vengono accettati. Semplicemente, non si dovrebbe rifiutare un risultato prodotto dalla scienza solo perché va contro le proprie convinzioni.

Fonte:
The Childhood Immunization Schedule and Safety: Stakeholder Concerns, Scientific Evidence, and FutureStudies.

Committee on the Assessment of Studies of Health Outcomes Related to the Recommended Childhood Immunization Schedule; Board on Population Health and Public Health Practice; Institute of Medicine.

Washington (DC): National Academies Press (US); 2013 Mar.


sabato 23 aprile 2016

La Carta Italiana per la Promozione delle Vaccinazioni


23 aprile 2016

Sono felice di annunciare la nascita di una bella iniziativa da parte di TeamVaxItalia (di cui faccio parte). Oggi è l'occasione per il lancio della "Carta Italiana per la promozione delle vaccinazioni"

All'inizio c'era il forte desiderio di fare qualcosa per proteggere i bambini, tutti i bambini. Loro sono la nostra gioia e l'espressione della speranza in un futuro sempre migliore.


I bambini dipendono da noi adulti. Difenderli è una causa nobile. 

La "Carta Italiana per la promozione delle vaccinazioni" è un nuovo importantissimo strumento per garantire a loro ma anche a tutta la popolazione, nessun escluso, il diritto di essere protetti da malattie molto pericolose.

La popolazione siamo NOI: io, tu, lui, lei, quello là e sì, anche chi non ci è molto simpatico.

A me piace vedere la Carta come strumento che riconosce l'importante ruolo che ciascuno di noi, ognuno a modo suo, può avere.

La Carta è come la primavera che offre le condizioni per far risvegliare la natura. Quei semi nascosti nel buon terreno che trovano tutto quello di cui hanno bisogno, si svegliano, vengono alla luce e contribuiscono allo splendore del paesaggio che poco prima era spoglio e freddo. Fiori minuscoli o grandi, ognuno con il proprio prezioso compito. Ci sono anche molti semi che non trovano le condizioni necessarie e per loro non basterebbero cento primavere per svegliarsi. Rimangono inattivi, non danno e non ricevono.

Ci sono anche erbacce ombrose che soffocano egoisticamente e senza scrupoli le altre piante, soprattutto quelle giovani che sono le più vulnerabili.

Sta a ciascuno di noi decidere se, come e in quale misura contribuire. Più fiori ci saranno, grandi e piccoli, bianchi, rossi, viola o blu, più splendida sarà la primavera.

Qui potete leggere La Carta e (i fiori) possono sottoscriverla.




giovedì 14 aprile 2016

Se le vaccinazioni obbligatorie sono solo quattro, perché non si mette a disposizione dei genitori vaccini singoli?



Grazie al progresso scientifico oggi abbiamo l’opportunità di proteggere i nostri figli da più malattie rispetto a pochi decenni fa. 

La suddivisione in obbligatorie e non, non ha alcun senso pratico o logico. Si tratta di un retaggio storico: molti anni fa ogni vaccinazione considerata importante era introdotta con una legge che ne sanciva l’obbligo. L’ultima è stata l’antiepatite B, nel 1991. Per tutti i vaccini introdotti in via ufficiale successivamente (pertosse, morbillo-parotite-rosolia, pneumococco, Haemophilus b e altri), si è utilizzata la raccomandazione a vaccinare” (ecco perché si parla di vaccinazioni raccomandate) ritenendo ormai obsoleto il ricorso a leggi che impongono le vaccinazioni pediatriche.

giovedì 24 dicembre 2015

L'immunità di gregge esiste? (parte I°)


Negli ultimi anni si è sentito molto parlare di “immunità di gregge”. Cerco quindi di fare chiarezza su questo tema.

Il termine immunità di gregge (o di branco o gruppo o popolazione) proviene dalla parole inglese "herd immunity" e rappresenta "l'immunità o la resistenza collettiva a un determinato patogeno, mostrata da parte di una comunità o da parte di una popolazione umana o animale." (1)

L'OMS ne spiega il significato con le seguenti parole:
L'immunità di gregge descrive l'immunità che si ottiene quando la vaccinazione di una porzione della popolazione (il "branco") offre una protezione agli individui non protetti. La teoria dell'immunità di gregge propone che nelle malattie trasmissibili da un individuo ad un altro è difficile mantenere una catena di infezione quando un gran numero della popolazione è immune. Quindi, maggiore è la percentuale di individui immuni in una popolazione, più si riduce la probabilità che una persona suscettibile entrerà in contatto con un agente infettivo. Sia nella teoria che nella pratica, la malattia scompare di solito già prima del raggiungimento di una copertura vaccinale del 100%, questo si è visto con il vaiolo e si spera accadrà con la polio. La percentuale di individui immuni in una popolazione sopra la quale una malattia non può più persistere è la "soglia dell'immunità di gregge". Questa percentuale varia con la virulenza e la trasmissibilità di un determinato agenti infettivo, l'efficacia e la copertura complessiva del vaccino, la copertura vaccinale della popolazione a rischio e il parametro di contatto nella popolazione." (2)
Il modello naturale dell’immunità di gregge si poteva osservare, per esempio, con l’andamento dei casi di morbillo. Nelle città, come le oscillazioni di un pendolo, il morbillo causava ogni 2-3 anni grandi epidemie mentre nel periodo tra un picco epidemico e l’altro i casi erano relativamente pochi. Questo movimento a onde si spiega così: